Considerati vere e proprie opere d’arte, i tatuaggi giapponesi esercitano da sempre un forte appeal.
Geishe, fiori, dragoni, scritte, sono tra i temi più utilizzati dagli appassionati di tattoo e cultura orientale. Disegni iconici che sottendono significati e tradizioni che in molti ignorano, facendo diventare il tatuaggio giapponese un elemento prettamente estetico e di moda per adornare braccia, schiena, gambe e altre parti del corpo.
Se sei capitato su questo articolo probabilmente sei curioso di conoscere o vuoi approfondire la storia di questa pratica, una pratica che ha radici storiche profonde e antiche.
Ma prima di inoltraci nel passato e nel significato dei tatuaggi giapponesi scopriamo insieme alcune terminologie.
Tatuaggi giapponesi: come vengono chiamati?
Le due parole usate per definire e classificare i tatuaggi giapponesi sono Irezumi, da ireru e sumi che significano rispettivamente inserire e inchiostro, e Horimono, da horu nonché inscrivere e mono che vuol dire qualcosa.
Due termini che connotano due tipologie di tattoo diverse e che in alcuni momenti storici hanno assunto lo stesso significato.
Irezumi
L’Irezumi non è un semplice tatuaggio giapponese, è una sorta di stemma punitivo che identificava criminali e carcerati dalla gente comune.
Non è un caso infatti che la pratica del tatuaggio in Giappone fosse molto diffusa nella Yakuza, la mafia giapponese.
Per un periodo scomparsi e poi riapparsi nel periodo Edo (1603-1868), altrimenti detto Takugawa, gli Irezumi si riconoscono dalla grandezza. Infatti solitamente ricoprono vaste parti del corpo come schiena, glutei e cosce, zone in cui è possibile tatuare disegni grandi e complessi.
Horimono
L’Horimono, invece, era il tatuaggio degli uomini liberi che praticavano questa usanza semplicemente per il piacere di tatuarsi ma spesso erano legati a motivi spirituali fungendo anche come talismani.
Questi tatuaggi giapponesi non erano legati all’alta società ma dalle fasce più basse della popolazione, dalle prostitute ai mafiosi fino a pompieri e ai commercianti, e da tutti coloro che praticavano attività faticose che non richiedevano sforzo intellettivo.
Origini e storia dei tatuaggi giapponesi
I tatuaggi della tradizione nipponica hanno origini antiche e col tempo hanno assunto differenti significati identificando lo status sociale di un individuo, simbologie misteriose e segrete, ma avevano anche, come già anticipato, una valenza spirituale.
In Giappone i tattoo hanno iniziato a diffondersi già dal 5000 a.C. ma è con l’influenza cinese, nel VII secolo, che inizia a prendere una connotazione negativa diventando un vero e proprio marchio per identificare i condannati.
Ma nel 1870 il tatuaggio penale venne abolito. Così gli Irezumi e gli Horimono iniziano a prendere lo stesso significato fino a quando l’imperatore Mejii proibì i tatuaggi, visti come un’usanza barbara e immorale.
Sembra incredibile ma il divieto di tatuarsi in Giappone è durato poi fino al 1948!
È nel Dopoguerra dunque che ricomincia a diffondersi la pratica del tattoo anche se i più anziani e le generazioni più datate continuano a vederla come una pratica immorale legata alla Yakuza.
Possiamo dire però che il tatuaggio giapponese non ha avuto solo connotazioni negative, i tattoo nella tradizione nipponica simboleggiavano anche amori segreti.
Nell’antico Giappone era abbastanza diffuso il Kishibori: solitamente ci si tatuava il nome dell’amato o dell’amata in una determinata zona del corpo.
Oppure, ricordate la stretta di mano? Spesso a questa immagine gli innamorati inserivano un puntino nero sulle mani come simbolo di unione e amore.
L’evolversi della cultura borghese ha rafforzato l’utilizzo del tatuaggio giapponese che col tempo si è sviluppato ed è diventato più complesso, denso di significati e simbologie fascinose e mistiche.
Tatuaggio tradizionale giapponese: la tecnica
Hai mai sentito parlare del Tebori? È proprio la tecnica tradizionale che contraddistingue i tatuaggi giapponesi e che prevede l’utilizzo di mani, inchiostro e aghi infilati in una canna di bambù.
I tatuatori giapponesi sono chiamati horishi. Veri e propri professionisti, sono artigiani spesso definiti artisti anche se non amano essere etichettati in questo modo e tendono a evitare questa definizione.
Il significato dei tatuaggi giapponesi
Geisha, Carpa, Dragoni, Fior di Loto. Fascinosi, intrisi di spiritualità e mistero, sono tutti simboli dell’immaginario e dalla cultura nipponica.
Sono i disegni più utilizzati per i tattoo giapponesi.
Ma qual è il loro significato? Ecco dei piccoli approfondimenti.
Simboli dei tatuaggi giapponesi: La Carpa Koi
Una famosa leggenda giapponese racconta di una Carpa così caparbia da arrivare alla Porta del Drago nuotando in una cascata controcorrente.
Così come premio per la sua forza e per la sua perseveranza, gli Dei decidono di donarle l’immortalità e di trasformarla in un Drago.
Sono deducibili, dunque, i motivi per i quali nella cultura nipponica questo pesce d’acqua dolce sia simbolo di forza, coraggio e caparbietà, riassumendo le sfide, i cambiamenti, il percorso della vita degli esseri umani.
Simboli dei tatuaggi giapponesi: Il Drago
Vi ricordate lo yin e lo yang? Ecco I draghi giapponesi rappresentano il bene e il male e si dividono in draghi di mare e draghi di terra.
Tradizionalmente vengono rappresentati con diversi elementi di altri animali, come per esempio le squame di pesce.
Se per la nostra società queste creature mitologiche e spaventose hanno un’accezione negativa, nella cultura del paese del Sol Levante invece sono generalmente simbolo di pace, saggezza, forza interiore.
Il drago è uno dei tatuaggi più richiesti e può rappresentare diversi significati.
Infatti nell’immaginario giapponese ne esistono vari tipi:
- la guardia dello Zodiaco, il Drago Blu, che rappresenta il comando;
- la Dea del mare o Dea dell’amore, Benten, che sposò un Drago pur di mettere fine a un periodo di terrore;
- il Dio dei mari, Ryujin, che è simbolo della forza del mare;
- il drago bianco, Goncho, portatore di carestie simboleggia la sofferenza e il dolore.
Cosa significa tatuarsi una Geisha
Geisha: persona delle arti. Una delle figure più interessanti e più iconiche dei tatuaggi giapponesi, distante anni luce dalla concezione occidentale che la vede come una prostituta, la geisha è simbolo di femminilità ed eleganza.
Si tratta di una donna acculturata dedita alle arti come la danza, la musica, alla recitazione, è ha una valenza molto importante nel tessuto sociale e culturale giapponese.
È vero però che la geisha viene sempre posta in secondo piano rispetto al sesso maschile, perché il suo ruolo è proprio quello di celebrare l’uomo.
Per essere geisha, dunque, bisogna avere profonda dedizione e per questo motivo simboleggia non solo la bellezza e la sensualità ma anche la forza di volontà.
Cosa significa tatuarsi un samurai
Samurai: dal verbo saburau che vuol dire mettersi in disparte.
Appartenenti a una casta d’élite militare, nel X secolo in Giappone i samurai erano guerrieri servitori dell’imperatore e delle classi più nobili, a cui erano molto devoti tanto da sacrificare la propria vita.
Praticavano arti marziali, le arti zen e seguivano il bushido, codice d’onore molto rigido che indicava i comportamenti e i principi morali da seguire.
È proprio grazie al bushido che per la cultura nipponica e i tatuaggi giapponesi il samurai è diventato simbolo di coraggio, onore e rettitudine.