Una volta Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa.
Pioveva ancora a dirotto.
Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in kimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada.
«Vieni, ragazza,» disse subito Tanzan.
Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere.
Ekido non disse nulla finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte.
Allora non poté più trattenersi.
«
Noi monaci non avviciniamo le donne» disse a Tanzan «e meno che meno quelle giovani e carine.
E’ pericoloso.
Perché l’hai fatto?».
Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù» disse Tanzan.
«Tu la stai ancora portando con te?»

zen koan

Cosa significa Zen

Zen è una parola giapponese che deriva dal cinese Chan e dal sanscrito dhyana (meditazione) e indica un tipo di scuola buddista che aspira al raggiungimento del satori (l’illuminazione) tramite la meditazione (zazen) liberando la mente dai costrutti mentali che la bloccano.
Lo zen è associato quindi alla religione, alla filosofia, ma anche ad uno stile di vita e di essere ed è tutte queste cose insieme e nessuna di esse.
Non è una contraddizione, potrebbe sembrarlo approcciandosi con una rigida mentalità occidentale ma per comprendere intimamente il messaggio dello Zen occorre la piena libertà mentale.
Non è difficile infatti che lo zen ricorra a paradossi, e non alla razionalità, sopratutto sotto forma di Koan per giungere alla verità.

Che cosa sono i Koan

“Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò: “Vengo da te, perché cerco la liberazione”.
”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro.
“Nessuno” rispose il giovane.”
Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.

I Koan sono delle conversazioni intrattenute molto spesso tra maestro e allievo nelle quali è presente un paradosso o un dubbio atti a stimolare un pensiero libero dai rigidi schemi della razionalità per aiutare l’interlocutore nel proprio risveglio.

In un sutra, Buddha raccontò una parabola: Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre.
Si mise a correre, tallonato dalla tigre.
Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo.
La tigre lo fiutava dall’alto.
Tremando, l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo.
Soltanto la vite lo reggeva.
Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite.
L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola.
Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altra spiccò la fragola. Com’era dolce!

Un’interpretazione di questa storia Zen potrebbe essere quella di vivere il presente.
L’uomo si trova in una situazione di stallo e apparentemente senza via d’uscita: le due tigri ad aspettarlo, il simbolismo dei topi, il sottile attaccamento alla radice.
Poi la fragola: è lì, alla sua portata se lo vuole e il resto scompare.
Se la fragola in quel momento è il presente le due tigri possono rappresentare il passato e il futuro ma cogliendo l’attimo, apprezzando quel momento piuttosto che lasciarsi andare a delle paure che avrebbero solo amplificato il problema, l’uomo coglie l’unica azione illuminata.
E probabilmente con la sua scelta le due tigri siano scomparse o forse, non ci sono mai state.

I precetti dello Zen

Immergendosi nello Zen e nella pratica della meditazione si libereranno alcuni concetti chiave quali il raggiungimento di una consapevolezza interiore, la via verso l’illuminazione, la riconoscenza verso la vita e la capacità di vivere il presente.
Lo zen è pratico e libero dalle logiche del pensiero razionale che ostacolano la via verso l’illuminazione.

Nascita dello Zen

Lo zen ha origine in India quando il Buddha sollevando un fiore provocò nel discepolo Mahakasyapa un cenno di intesa alla comprensione degli insegnamenti divenendo il secondo patriarca zen.
Molti anni dopo il maestro Bodhidharma (ventottesimo patriarca) si recò in Cina e iniziò a diffondere l’insegnamento.
Dalla Cina la dottrina arrivò nei paesi confinanti e poi praticamente in tutta l’Asia.

Zen in Giappone

In Giappone lo Zen si è in un certo modo adattato usando il tessuto socio culturale nativo e integrandosi meravigliosamente.
Dalla fusione con lo stile di vita dei samurai, al valore aggiunto dato alle arti, alla nascita di floride scuole (Rinzai, famoso fu il monaco Eisai; la scuola Soto fondata dal monaco Dogen e la scuola Obaku fondata dal monaco Ingen Ryuki) lo zen si è fuso con la mentalità nipponica.

Tra le arti maggiormente influenzate dallo zen troviamo:

  • 

la poesia
  • la cerimonia del tè
  • il tiro con l’arco
  • l’arte della spada
  • il teatro
  • la calligrafia
  • la composizione dei fiori
  • le arti marziali

zazen meditazione

Zazen ovvero la meditazione Zen

Ogni scuola Zen segue delle regole proprie per meditare, da quelle più rigide per quanto riguarda la postura a quelle più flessibili applicando la meditazione anche durante una passeggiata.
In ogni caso una regola condivisa per meditare è svuotare la mente da tutti i pensieri e lasciare andare il nostro Io schiavo delle costruzioni mentali logiche.
Mantenendo la giusta respirazione e postura si favorirà il rilassamento e il distacco dal quotidiano allineandosi con il resto del mondo.

È acclarato inoltre che praticare costantemente la meditazione aiuti a raggiungere e mantenere il benessere psicofisico ad esempio:

  • diminuendo lo stress
  • diminuendo l’insorgere dell’ansia
  • aiutando a controllare l’ipertensione
  • stimolando la serotonina, le endorfine e diminuendo il cortisolo

Author Redazione

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